La notte che non ce la feci più...

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» Sasuke Uchiha
view post Posted on 30/1/2009, 22:55




Certo, non ho mai visto mia madre con occhi “normali”; pur nella sua bontà e gentilezza, molte madri non tengono conto dei piccoli ometti che gli girano attorno. Si spogliano spesso davanti a te (non completamente, certo), hanno atteggiamenti disinibiti, e finiscono per fartelo venire duro quando meno te lo aspetti.

D’altra parte sono le prime donne che riesci a vedere nella tua vita. A vedere da vicino.

Mia madre mi ha sempre fatto impazzire.

Una biondina piccola, riccia e bionda, con mani e piedi curatissimi, molto religiosa ed educata, ma con due mammelle da urlo, un culo fantastico e l’aria da santarellina che mi mandava al manicomio.

All’epoca del fatto aveva 45 anni ed io circa diciannove.

Sin da piccolo fantasticavo sulla misura delle sue tette (sicuramente la quinta) sulle cosce affusolate e sul culo tornito.

Mi faceva impazzire.

L’avevo veduta cambiarsi in più di un’occasione, ma sempre di profilo, per pochi secondi. In casa mia non si parlava mai di sesso e mai direttamente coi genitori; però ero ossessionato dai suoi seni prosperosi e dai suoi modi gentili.

Mi masturbavo spesso sognando di toccarla e di possederla sul suo stesso letto. Mi masturbavo furiosamente. Un’altra delle cose che mi arrapava da morire era il fatto che usasse ancora quella biancheria intima anni 70, il reggicalze, le calze color carne, le mutandine di pizzo e quel reggi seno grande, bianco o dai colori modesti. Vedevo questa roba stesa ad asciugare e toccavo ed annusavo le calze smesse. Quanto avrei volute leccarle i piedi, morderle i polpacci, strizzarla forte.

Era piccola, nelle mia mani avrei potuto “girarla” come mi pareva; e poi quei modi smessi, sommessi, gentili. Argh…andavo ai pazzi.

Sapete quando una donna è una bomba arrapante e non lo sa? Ci si comporta con naturalezza, con modestia. Ecco, mia madre era così.

Mai che facesse gesti arrapanti, mai che si mettesse calze e reggicalze davanti a me, mai che usasse vestaglie aperte o trasparenti, mai un accenno al sesso. Niente di niente.

Certo, le tettone le avevo vedute da sotto il costume al mare, in più di un’occasione, l’avevo veduta in reggiseno nero (semi trasparente), e anche scorgerle i piedini perfetti da sotto un accappatoio erano motivo sempre di grandi masturbazioni.

Solo una volta le vidi il seno di sfuggita, era in piedi, vicino alla porta della camera sua, e si stava slacciando il reggiseno. Io stavo passando di corsa e la vidi dallo spacco della porta accostata. Vidi per una frazione di secondo le mammelle chiare, mature, coi capezzoli rosa e larghi, ma con le puntine ben visibili, da mordere e sbaciucchiare. Rimasi fermo e irrigidito.

“Beh?” disse lei coprendosi il seno con la mano e chiudendo la porta.

Che shock! E che tette stupende, meravigliose. Sembravano impastate col burro, morbide e arrapanti. Arrapanti da morire.

Poi più nulla. Mi accontentavo di vederle il gonfiore da sotto una canottiera o una camicetta, al mare o appena potevo. E la seta delle calze sulla pelle. Immaginavo la mia mano scorrere sulle gambe e massaggiarle, toccarle forte…

Certo, avrei voluto riprenderla o fotografarla in bagno, o in camera sua. Ma il piano, seppur studiato, non era fattibile: non eravamo soli in casa e avevo il terrore tremendo di venir scoperto: mi sarei ucciso dalla vergogna.

Spiarla dal buco della serratura come nei film di Pierino neanche da prendere in considerazione. Non si vedeva un tubo.

Non avevo mai sfiorato nulla di lei, dopo il periodo della pubertà, ma il desiderio di scoparla cresceva giorno dopo giorno.

Piccolina. La mia piccolina.

Una notte, doveva essere l’una passata, torno a casa e scopro le luci accese. Eravamo soli.

Vedo i panni in camera sua poggiati sul letto e intuisco che è in bagno.

Sento l’acqua della doccia che scende e la sento muovere.

Ho il respiro pesante.

Quasi mi appoggio sulla porta del bagno. Vorrei smaterializzarmi e comparire oltre di essa. Vorrei entrare li e aiutarla nella doccia, insaponarla, toccarla dappertutto.

Neanche volendo.

In casa mia si chiudono tutti a chiave, nel cesso, anche alle due di notte.

Me ne vado in camera.

Ho il cazzo duro. Non ce la faccio più. Non credo di averlo mai più avuto tosto come quella notte.

Lo tasto e lo tocco da sopra il pigiama, mi fa male. Pulsa. Vibra.

Penso di andarla a spiare appena esce dal bagno. Voglio vederla che si sfila l’accappatoio e si mette la camicia da notte corta, quella celeste un po’ trasparente. Sento che lo devo fare poiché non reggo più la pressione.

Un’altra sega e via, penso mentre mi avvio.

Ma stanotte la voglio VEDERE. La voglio vedere nuda. Le voglio vedere i seni e il culo. E, magari con un po’ di fortuna, la patatina. Come sarà? Di che forma? E bionda come i capelli? Riccioluta? Oddio, più penso queste cose e più ho voglia di scoparmela a sangue.

Attendo in cucina che esca. Sento chiudere l’acqua e fruscio di asciugamani.

Quando la porta si apre ho un sussulto. Sento il profumo del bagnoschiuma e degli aromi da bagno.

Non mi muovo.

La luce in corridoio si spegne e si accende quella in lontananza della sua camera. Una vecchia camera umile, modesta, col lettone vecchi tempi.

Non penso ad altro. Voglio solo vederla senza niente addosso. Aspetto da anni, da quando ero un bambino.

Aspetto due / tre minuti e mi muovo furtivo. Sono scalzo. In pigiama. Mi avvicino al buio.

La camera è socchiusa, come d’abitudine da noi, e io – preso il coraggio a due mani – poggio la mano sulla porta per aprirla appena un po’. So che devo farlo adesso o mai più.

Mia madre è davanti al grande specchio e si asciuga i capelli. Non ha usato il phon per non svegliarmi, sicuramente.

Indossa l’accappatoio blu e davanti è aperto, ma da qui non vedo niente!

Il sangue mi batte sulle tempie, mai provato nulla di simile. Mi appoggio alla porta.

Ne ho voglia. Ho voglia di averla, di scioccarla facendomi veder nudo.

La porta fa rumore.

Lei mi chiama dolcemente per vedere se sono io.

Respiro forte ma non rispondo.

Lei fa spallucce e riprende a spazzolarsi. E’ proprio piccolina. Ha i piedi nudi sul tappeto e posa ora la spazzola.

Sta per andare a letto.

In teoria era giunto al culmine. Tra un po’ si sarebbe tolta tutto per indossare la camicia da notte. Ma io ero partito per la tangente, non ce la facevo più.

Erano anni e anni.

Così entro.

Di colpo, con naturalezza.

Non so da chi presi il coraggio. Ma non potevo più farne a meno.

Lei si stringe l’accappatoio e mi guarda insospettita dallo specchio.

“Sei tu…? Ti ho chiamato prima!”

Le vado alle spalle.

“Che hai? Ti senti male?”

Il tono di voce gentile, il profumo.

La stringo da dietro. Forte.

Lei rimane paralizzata. Apre la bocca e alza la testa. Posso stringerla tutta, mia madre, da così.

Deve aver sentito il cazzo poggiato sulla schiena, non può non aver capito che non è un abbraccio da “figlio.”

“Ah mà…” rantolo.

Lei, al tono concitato e voglioso, spalanca gli occhi e rimane pietrificata.

La palpo dove posso, confusamente, sulla pancia sulle gambe.

“Ma che stai a fare…?” sembra addolorata.

Ma ormai non posso più fermarmi.

Le bacio il collo, le guance, la testa, come se potesse scapparmi da un momento all’altro, le faccio sentire la cappella ingrossata, come a dirle che è mia, che stanotte è solo mia.

E’ ferma immobile, paralizzata.

Finalmente sporgo un po’ la faccia e le bacio la bocca.

Ahhhhhhhhh, da quanto tempo! Da quanto tempo aspettavo! Ha un buon sapore, sa di frutta e di pulito, ha le labbra fresche e ancora umide dalla doccia. Le stringo le braccia sino a farle male.

“Mà…” mugolo ancora. La bacio sulle labbra e gliele mordo forte. Lei non fa nulla, è pietrificata dalla sorpresa e un po’ dallo spavento. Mi tiro fuori il cazzo. Stava per scoppiare. Lei deve vederlo con la coda nell’occhio. Ha ancora la bocca aperta. Galvanizzato dalla sua reazione, io mi sarei aspettato una furente scenata, la faccio sedere sul letto e butto quel che c’è sopra per terra, ho paura che possa scacciarmi da un momento all’altro.

Le infilo le mani sotto l’accappatoio. Quando sento le mammelle mature strizzarsi sotto le mie strette son sicuro di aver toccato il paradiso all’improvviso. Sono toste ma anche morbide, piene, fresche, grandi. Sono tette fantastiche. Impazzisco.

“Ma che vuoi?” geme lei, “ma che fai…!”

Io, intanto, le ho preso una mano e me la sono messa sul cazzo. Ho la cappella turgida. Lei non riesce a riprendersi.

“Ti voglio scopare, mà!”, riesco a dirle, “ti voglio da quando sono ragazzino!”

Sembra stia per scoppiare a piangere.

“Ma come?! Ma non è possibile!”

Io ho ripreso a strizzarle le mammelle, è una sensazione unica, appagante. Le palpo, le soppeso, le strizzo in ogni modo, passo le dita sui capezzoloni.

La bacio sul collo e le abbasso l’accappatoio. Si fa tirare fuori le braccia da li docilmente. Mentre lo faccio le bacio la schiena e gliela massaggio.

E’ bellissima.

Ha le tette completamente scoperte, ed io farfuglio qualcosa senza senso, accarezzandole la nuca come a convincerla.

Torno a toccarle le zinne, gliele premo sino a farle male, la sento gemere di dolore.

Mi abbasso un po’ con la testa e inizio a baciargliele, a succhiargliele, a leccargli i capezzoli e le auree delle stesse con colpetti di lingua. Sto per venire solo a fare quello.

Le comprimo le mammelle lateralmente, con le due mani, così ho i capezzoli vicini e riesco a baciarli, succhiarli e leccarli insieme.

Lei guarda in avanti, balbetta che non riesce a capire, è ancora seduta sull’accappatoio.

Starei tutta la notte a baciargli le zinne e i capezzoli perfetti, ma ho voglia di farle di tutto.

E la sua reazione “composta” mi invita ad andare avanti.

Non so cosa sta pensando di me, in quel momento, del figlio che la sta leccando e baciando, e neanche me ne importa un cazzo.

Ormai è andata. E abbiamo tutta la notte davanti.

Mi metto in ginocchio, le tengo con una mano dietro la nuca e la guido verso il mio cazzo che ha la presborra. E’ come inebetita.

“Succhia!” le dico, “succhialo forte!”

“matto, maniaco!”, protesta lei, ma è nelle mia mani.

Le infilo il glande in bocca e vedere mia madre che spompina con un filo di presborra che le scende dalle labbra è la cosa più estasiante che abbia mai visto in vita mia.

Mi basta il contatto della lingua sul prepuzio, sul buchino per farmi venire abbondantemente. Lei si scosta, si ripara con la mano, ma fiotti di sperma la raggiungono sulla mano, sulle braccia, sulle tette. Volevo venirle in bocca così la riprendo per la testa e glielo infilo di nuovo.

Mi spompina meglio, stavolta, anche se tiene le mani giù. Non mi tocca.

Vengo un altro po’.

Lei è furente. “vattene in camera tua e finiamola qui!” dice lei, ma la cosa mi arrapa di più.

La stendo sul letto e la bacio dappertutto, lei scosta il viso, ma io la bacio in bocca, sulle guance sul collo, le faccio potenti succhiotti, mi fa impazzire. Faccio scorrere le mani su e giù sulle cosce, mentre la bacio, e alle volte le tocco la patata.

Ha grandi labbra, è bollente, è bellissima. Ha una peluria bionda non invadente, all’insù. Noto che ha pochissima cellulite, è ancora una donna bellissima. Vado giù e la tengo ferma per le spalle. Raggiungo la fica e gliela mordo, le succhio il clitoride (tozzo e visibile) le metto la lingua dentro. Tutto questo velocemente, perché non connetto molto bene. Lei mi tira per la testa, ma chi può fermarmi?

Le mordo e le bacio il polpaccio, la coscia. Ogni tanto, con la mano, torno su a palparle una zinna.

Mi accorgo di essere ancora in pigiama. Quasi me lo strappo via. Questo la preoccupa ulteriormente, preoccupa mia madre. Ora sa che andrò sino in fondo.

Che voglio possederla.

Salgo infatti sul letto e tento di metterla lateralmente, la voglio scopare di lato, sul suo bel lettone morbido. Fa poca resistenza. Non si è mai ripresa del tutto dalle mie avance. E’ docile.

Una volta stesa su un fianco, noto le tettone adagiarsi morbide di lato, ed io inizio a massaggiargli il solco della fica con le mani, come a prepararla. Il cazzo mi butta ancora. Lei dice di no. Io le allargo la fica con le dita. Le sono dietro.

Le alzo una gamba e ho tutto il solco per me. La penetro.

Lei manda un gridolino, io sono in estasi. La scopo così, con una mano che le tiene la gamba in alto e i reni che pompano possenti. E’ fantastica.

Ha la fica abbastanza stretta e bollente, ed inoltre è bagnata. Non so se perché sotto sotto le piace o per altri insondabili meccanismi fisici.

La scopo forte.

Vedo le tette sobbalzare ad ogni colpo di cazzo.

Mi piace chiamarla mamma mentre la fotto, e allungo una mano per strizzarle le tette. Lei mugola, gliele strizzo forte.

“Piano!” fa lei, “almeno fai piano, porca miseria!”

Dopo un po’ sento la contrazione e so che sto per venire. Se ne accorge anche lei (diamine, non è mica una bambina) e mi spinge con la mano sulla pancia. Resta sdraiata ed io le vengo finalmente sulle tette, sulla faccia. Godo moltissimo e di più godo nel vederla così, quasi umiliata dalla mia sborra. Dalla sborra di suo figlio.

Le rientro quasi subito in fica.

Lei è attonita. Stavolta la prendo alla maniera classica, le tiro su una gamba e le lecco la coscia, il polpaccio. Intanto la stantuffo per bene. Sento la sua carne ammortizzare i miei colpi. Le mammelle sono adagiate e cadono un po’ a destra e a sinistra. Ogni tanto gliele tocco.

Non mi sono ancora abituato all’idea che siano mie, finalmente mie!

Ho gli occhi chiusi. Faccio scorrere la lingua sul tallone, sul piede, la lecco tra le dita profumate dei piedi, le succhio l’alluce e le ultime due dita, vedo a sprazzi che lei si copre per la vergogna, esco da lei per succhiarle meglio le estremità. E’ bona. E’ tutta bona. Le lecco le piante dei piedi, intanto cerco di masturbarla con le dita.

“Che fica…”, mi lascio sfuggire, “che fica che sei…”

Non so se piange o ride.

Mi stendo sul letto e la prendo sui fianchi. La faccio mettere sopra di me. Tutti questi movimenti, la preparazione, mi rendono fuori di testa. E’ morbidissima. Ho intenzione di fare tutto quello che sognavo mentre mi masturbavo. Me la metto sopra, a smorza candela, e la scopo. Posso muovere le mani sui fianchi, sulla schiena, sulle tette. Posso strizzarle mentre la scopo su e giù. La tengo stretta e la scopo forte. Lei ha le mani dietro per reggersi, poggiate sul materasso. La sento gridare e gemere, lamentarsi e insultarmi.

Siccome non voglio rivenire subito, e la posizione è scomoda, le do un altro paio di botte e poi mi sfilo da lei.

Ho ancora un’erezione da paura.

E un’idea, poiché stanotte (l’unica, verosimilmente) la voglio tutta e in tutto. Senza starle troppo lontano afferro le calze che sono rotolate più in la, e le ordino di metterle.

Lei è rossa in volto.

“Eh…?” chiede.

“mettile dai, le calze e il reggicalze che metti mi fanno andar fuori di testa, mi ha sempre arrapato saperti e vederti col reggicalze. Voglio scoparti con quello addosso!” e glielo porgo.

Lei scuote il capo, ancora incredula e attonita, io sono li che le lecco il collo, che finalmente riesco a baciarla con la lingua. Gliela faccio arrivare in gola. Lei fa sempre meno resistenza. Ho l’impressione che ricambi il bacio, ma non so dirlo con precisione.

Comunque, vederla tremolante e sconvolta che si infila le calze arrotolandole dalle punte in su, è ancora oggi un ricordo che mi fa masturbare. Anche perché, mentre lo fa, io posso ancora baciarla, stuzzicarla, morderla, palparla. Le strizzo i capezzoli con le mani, sono duri e arrossati, come la mia cappella.

Lei geme. “Mi fai male!” e alza la voce. Allora io li bacio e li succhio senza strizzarli. Il fatto che non possa protestare perché intenta a mettersi le calze e il reggicalze, mi da l’idea che ormai si sia come due amanti. Voglio vedere bene mentre allaccia le pinze del reggicalze, mi metto in ginocchio, dietro di lei, e le palpo da dietro le grosse mammelle. Lei fa tutto con precisione, poi mi guarda. E’ tutto così meraviglioso. E’ nuda, tra le mie mani, con addosso soltanto calze e reggicalze color carne. Come l’ho sempre immaginata, come l’ho sempre sognata.

Mi siedo accanto a lei e la bacio dolcemente sulle guance, sulla bocca, sulle gote, massaggiandola sulle tette e sulla fica. Il fatto che sia un po’ più dolce la rasserena, la sento meno tesa.

Subito dopo, però, mi scappa “troia…sembri proprio la mia troia!” che la fa reagire, e tenta di darmi uno schiaffo. Ripreso vigore la volto e la metto a pecora, lei mi schiaffeggia le mani.

“Che fai?” grida un po’, “adesso che fai????”

Non glielo dico ma voglio sprofondarglielo nel culo. La tengo stretta sui fianchi e inizio a leccarle il buco del culo, tutto intorno, anche in profondità. Che buono, che meraviglia.

Lei protesta, non vuole, dice che non l’ha mai preso li.

Sentire la dolce mia mamma dire “non l’ho mai preso li” mi arrapa come una bestia.

Salto in ginocchio e glielo pianto nel culo senza troppi complimenti. Ha il buco del culo tenero, non devo spingere troppo per farlo entrare. Lei grida, ma son sicuro che non è indifferente a questa posizione. La tengo un po’ sollevata dal letto perché voglio vederle le tette dondolare sotto le mie inculate, e così faccio. La inculo con energia e vigore, alle volte alterno la stretta classica ai fianchi con tenaci strizzate di tette, e mi piace anche allargarle la fica con le mani mentre la inculo. Poco dopo la rivolto, mi piace poterla strapazzare, ha gli occhi sgranati, la metto pancia in su e glielo rimetto in culo. Sono sudatissimo. Inculandola così posso aprirle la fica e masturbarla. Anche lei ha una mano sopra la mia, il solito tocco gentile di sempre. La sbatto con forza. Dopo un po’ ho voglia di cambiare ancora. Sentirla gemere e lamentare è musica per me. La rimetto di fianco e guido la mia cappella verso il buco del culo, abbastanza aperto. Lei geme, ha appoggiato le mani sul materasso. La sodomizzo di nuovo, gridando dalla goduria, prendendola dal retto così, di lato, posso baciarle il seno e palparle le mammelle. E’ fantastico, delirante.

Le dico che è una “troia, una puttana”, lei geme e grida.

La sua resistenza e il fatto che sono eccitatissimo volgono l’inculata al termine. Dopo un po’ vengo in tutto il mio livore dentro l’ano. Mentre sborro la sento comprimere le chiappe e abbassarsi distrutta sul letto, io le massaggio e le accarezzo la schiena.

Che scopata, che magnifica scopata incestuosa…non avrei mai immaginato di poterla possedere così e per così tanto tempo. Scarico di ogni energia le metto la testa sul seno e restiamo così, in silenzio, resta come ultimo ricordo il respiro pesante della mamma e la sborra che la copre dappertutto.

Da allora il rapporto è rimasto normale, nessun accenno o rivalsa, anche se lei chiude sempre bene la porta di camera sua.
 
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